Caro Roberto, ho letto diverse note sul santuario, per lo più basate su considerazioni generali e magari scritte in “politichese” per non urtare nessuno.

Io credo invece che sul “nostro” sito possiamo esprimerci in modo molto netto e credo che, esprimersi senza troppe remore sia il modo migliore per far crescere il dibattito in questo momento, che non è di sintesi ma di analisi, anche se non condivido la scelta di pubblicare lettere anonime. E’ ora che tutti i cittadini si rendano conto che la democrazia, per esistere, richiede un minimo di coraggio e di impegno.

3 punti importanti emergono (per me) in questo dibattito:

Primo: Il Santuario, se si dovesse fare secondo il progetto presentato a Bassano stravolgerà Oriolo.

Il progetto presentato a Bassano, stando al sito della fondazione che lo sponsorizza (Religio Mundi) prevede ca 200.000 metri cubi di edifici!!! 200.000 metri cubi bastano per 1000 (mille!!!!) appartamenti da 65 mq. Questo è un impatto ambientale contenuto? Ma scusate la curiosità: Quant’è oggi la cubatura totale di TUTTI gli edifici presenti ad Oriolo ?

L’incremento continuo degli abitanti moltiplicherà la sua velocità e arriveremo presto a 5.000 abitanti

Questo può non essere importante per tanti, ma per chi come me ha scelto Oriolo per la qualità della vita e dell’ambiente è decisivo.

Se avessi voluto vivere in una “villettopoli” dormitorio con più servizi e meno umanità, più infrastrutture e meno ambiente naturale me ne sarei andato molto più vicino a Roma .

Secondo: Mi sembra che il sindaco (che ha pensato bene di parlarne prima sulla stampa che non in consiglio comunale, continuando a mostrare di avere uno stranissimo concetto di democrazia) in cuor suo sia tutt’altro che neutrale. Deve essere chiaro che non ci saranno solo gli edifici che “non dovrebbero superare i 4,5 m “ come dichiara il sindaco, ma anche la chiesa alta 27 metri, come Italo Carones sta molto attento a non ricordare. Dice che “l’area prescelta è ai confini del nostro territorio e quindi non dovrebbe stravolgere l’impatto architettonico del centro storico”, ma avrebbe potuto dire “cementificheremo una delle ultime aree verdi di Oriolo”. Minimizza l’impatto del turismo e, proprio leggendo quanto riporti tu, massimizza le prospettive occupazionali. Avrebbe potuto dire, con ragione almeno uguale “cambieremo la natura di Oriolo irreversibilmente”.

Questi due temi sono però il frutto di un tema generale. L’inadeguatezza degli amministratori dei piccoli centri. Oriolo paga, come quasi tutti i piccoli centri italiani, il pegno di avere una classe politica che non ha saputo individuare un progetto di sviluppo economico compatibile con la sua natura e realizzabile in tempi ragionevoli. L’unica cosa che questa “classe dirigente” sa proporre per cercare di ottenere sviluppo economico è il consumo del territorio cioè di una risorsa non rinnovabile, con vantaggio economico per pochi (peraltro assolutamente legittimo) e ricasco negativo per tutti. Siamo ridotti un po come quei paesi sottosviluppati che non avendo elaborato capacità innovative ed una strategia adeguata si barcamenano vendendo, finchè ne hanno, materie prime. La nostra unica materia prima è il Territorio.

Alfredo Bevilacqua cita il progetto “valle del mignone”. L’unica cosa concreta di quel progetto finora sono stati i soldi pagati a Nomisma per la consulenza. E sono anni che se ne parla.

Va detto: con questa “dirigenza politica” se non sarà il santuario oggi sarà una speculazione edilizia domani. Prima o poi dovremo arrenderci per fame.

Francesco Paoletti

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Ciao Francesco, visto che mi hai chiamato in causa all'inizio della tua lettera, sento anche il dovere risponderti su alcune cose in questo spazio.

Primo, per quanto mi riguarda sono stato chiaro che la mia lettera era solo d'informazione e non di commento, quindi almeno su questo non posso essere tacciato di politichese, fra non molto anche le mie idee saranno espresse su questo sito.

Secondo, a  partire dalle mie idee espresse su questo blog, tutte sono solo personali e non un documento linea dell'associazione Elfo.Inoltre trovano spazio anche lettere di non soci, quindi il "nostro" è di "tutti", e trovo che ognuno può esprimersi come vuole, sarà poi chi legge che valuta. Se necessario, credo che in proposito, si possa fare un incontro per decidere un documento con il quale si esprima l'associazione.

Terzo, spero non si caschi nel "partitochese". (visti i tempi)


Roberto Bellini

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