IL Professore”

E’ una sera di settembre. Sono appena uscito dalla sala Comunale dove aveva parlato il “Professore”, con la presenza di “dotti medici e sapienti” e vengo invitato al tavolo per cenare insieme a loro. Il Professore mi aveva incantato con quel suo modo di parlare tra il “serio-ufficiale“ed il “semplice-scherzoso” per raccontare un problema. Accetto subito l'invito, sento salire la voglia di sedermi accanto a lui e farmi riversare addosso quel fiume di parole che poco prima sembrava musica. Termini giusti e tutti al loro posto, ma il modo con cui parla e forse quel suo presentarsi con un’espressione simpatica, i suoi capelli scomposti, le sopracciglia lunghe e folte, quasi a coprire i suoi occhi, contribuiscono a farmi sentire a mio agio. Ci sediamo…., sono quasi di fronte a lui, pronti…. via, una domanda non so di chi e parte per i suoi racconti, le sue tesi, ma sembra di essere in una osteria talmente è facile ascoltarlo ed è affascinante sentire le sue battute anche scherzose. Mi fermo un attimo e mi accorgo che quello che ha appena detto con semplicità è di una profondità enorme e tutto ciò che dice non è a caso. Ho paura di interromperlo perché sembra di spezzare la nona di Beethowen, ma come finisce basta chiedergli qualsiasi cosa perché lui riparta. L’osservo, intuisco che non aspetta che un’altra domanda, ha voglia di parlare, di raccontare, e quando esterna il suo sapere, racconta anche il suo essere veneziano, italiano, uno del mondo, soprattutto il suo modo di essere semplice. Accanto a me siede una sua collaboratrice e mi accorgo che anche lei in alcuni momenti lo fissa, è attratta da lui come una calamita. E' molto giovane, è stata una sua allieva universitaria ed ha fatto la tesi con lui, lavorano tutti i giorni insieme e mi dice con voce molto estasiata e sommessa che con lui non si finisce mai d'imparare. Capisco la sua fortuna e la mia in questo momento. Riprendo ad ascoltare lui che, noto con piacere, è molto contento della compagnia e soprattutto dei miei due amici che siedono di fronte a lui, con cui ha instaurato un dialogo incredibile che varia su ogni argomento. Siamo in sintonia perfetta, non ci sono convenevoli politici o di facciata, ma semplici persone a confronto. Si parla di tutto e ci dice le sue verità anche su quello che volevamo sapere….. Il bosco in natura non muore da solo, può trasformarsi, un taglio può giustificare solo la necessità di acquisire legname. Evviva!!!!!. Lo pensavamo, avevamo sentito già altre volte questa tesi e forse prossimamente qualche altro professore affermerà anche il contrario, ma ascoltare queste cose mi procura una gioia immensa perché è la conferma a ciò che sostenevo e nessuno potrà più cambiare l’idea che ho dentro cioè che stanno sbagliando a proporre “la cura”. Siamo alle solite, stesso film, stessi attori : gli idealisti, i politici ed i furboni del momento. Continua e ci racconta di altre possibilità per gli amministratori, di come potrebbero accontentare la gente, ma su questi argomenti cala la tristezza come sul momento di alzarci e salutarci. Rimane la gioia per aver vissuto alcuni momenti con una persona semplice e speciale.

Ciao Professore e ciao alberi di faggio, anche miei, la vostra storia di anni sarà fermata per mano di……

Un momento! Ma perché invece ……………………….?


Roberto

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